In questa intervista incontriamo Cinzia Ercolano Fondatrice e membro dell'Advisory Board di Women for Security, una community molto attiva che raggruppa professioniste che operano nel mondo della sicurezza informatica in Italia.

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Il gruppo di Women for Security è composto da cyber ladies che condividono forza, idee, molteplici capaticità, e operano insieme nel mondo della sicurezza informatica. Oggi la fondatrice Cinzia Ercolano ci racconterà più approfonditamente il focus e le inizative di Women for Security nella nostra intervista.

1) Come nasce Women for Security? E quali sono i suoi punti di forza?

Women for Security è nata nel 2020 con l’obiettivo di riunire in una community le donne che si occupano di cybersecurity. L’idea è nata dalla constatazione che le donne in questo settore sono poche e occorre fare squadra e unire le forze se vogliamo far crescere la presenza femminile nella cybersecurity.

La mission della community è mettere le competenze di ogni cyber lady a fattor comune, per creare occasioni di confronto, condivisione e aggiornamento continuo, in un settore che sappiamo bene essere a base prevalentemente maschile, ma dove la pragmaticità, la capacità di analisi e il diverso punto di vista di noi donne possono apportare davvero un valore aggiunto importante.

Nella community non abbiamo solo profili tecnici: le nostre cyber ladies ricoprono diversi ruoli, che vanno da profili CIO, CISO, marketing, legal e sales, fino a includere chi si occupa di comunicazione ed eventi per il mondo della sicurezza informatica.

Ogni professionista che lavora nel settore cyber può richiedere di entrare a far parte della nostra community: siamo aperte anche ad accogliere studentesse che stanno intraprendendo un percorso di studi nelle STEM o che vogliono intraprendere una carriera professionale nel mondo cyber. L’unica richiesta che facciamo è quella di portare il proprio entusiasmo, le proprie idee e mettere a disposizione le proprie competenze per far crescere la community.

2) Il mondo odierno della Cyber Security è aperto alle donne? Che tipo di opportunità offre? Quali sono i numeri al femminile in Italia per la cyber security?

Recentemente abbiamo rilasciato i dati di una survey che abbiamo condotto online negli ultimi 12 mesi. L’obiettivo è stato quello di indagare quale è la presenza delle donne nel settore cyber e analizzare da quali percorsi di studio o di carriera provengono le cyber lady e quali sfide hanno dovuto superare. L’identikit della professionista della cyber security in Italia che ne è emerso è quello di una laureata con una formazione specifica, di età compresa tra i 26 e i 55 anni; a lei è affidata prevalentemente una mansione “tecnica” nella cybersecurity, ma seguono subito dopo impieghi nel marketing, in ambito commerciale, di ricerca e legale. Il 40% delle professioniste del settore ha una retribuzione pari a quella dei colleghi uomini; tuttavia, solo il 5% ricopre una posizione “C-Level”. Ne emerge quindi un quadro generale in cui il mondo della cybersecurity è sicuramente aperto anche alle donne (il 92% delle 222 interpellate, infatti, ha dichiarato di non aver riscontrato alcuna criticità nel contesto lavorativo), ma in poche scelgono questo percorso professionale. L’equilibrio lavoro – famiglia è il tema più sentito per le professioniste italiane della cyber security: per il 48% delle rispondenti la situazione è più problematica rispetto ai colleghi uomini.

Le opportunità in questo settore sono variegate e concrete. Oggi si stima una carenza di 100.000 risorse nella sicurezza informatica. Riuscire a portare più donne nel mondo cyber significa anche contribuire a colmare questo importante skill shortage. Inoltre, le donne, abituate a gestire ambienti ed ambiti complessi, possono rivelarsi preziose risorse per la loro capacità di essere sempre attente ai particolari.

3) Nonostante sia un tema ancora poco valorizzato il mondo femminile sul web risulta molto esposto a minacce particolari soprattutto sui social. Come è aumentato il problema di sicurezza informatica per le donne? E quali sono i punti deboli?

Il problema della sicurezza informatica e dei rischi che il digitale comporta riguarda tutti, non è una questione di genere. Se invece parliamo di fenomeni come il revenge porn, allora il problema è sicuramente molto più impattante sull’universo femminile. Serve fare molta divulgazione sulle pratiche di un utilizzo corretto e sicuro del digitale, questo fin dall’età scolastica. Oggi siamo continuamente connessi e usiamo molte ore al giorno dispositivi collegati a Internet: proprio per questo siamo più vulnerabili agli attacchi, ma anche più esposti a comportamenti che potrebbero rappresentare un problema in futuro, come la condivisione di immagini o video personali che possono finire fuori controllo, usati contro di noi o rubati per utilizzi illeciti. Bisogna aumentare la consapevolezza che in rete ci sono dei cyber criminali e che tutto ciò che pubblichiamo online rimane per sempre.

 4) WfS sta sostenendo un progetto di sensibilizzazione su un tema critico, il “revenge porn” di cosa si tratta?

Il Revenge Porn è l’atto di condivisione di immagini o video intimi di una persona senza il suo consenso, attuato sia on-line che off-line, allo scopo di umiliare o danneggiare la vittima. In Italia è un reato previsto nell’articolo 612-ter del codice penale, introdotto con la legge n. 69 del 9 agosto 2019. Prevede fino a sei anni di carcere e una multa dai 5mila ai 15mila euro.

Uno degli obiettivi della nostra community è alzare il livello di attenzione su alcuni fenomeni che hanno a che fare con il digitale, e nel 2021 ci siamo occupate proprio del Revenge Porn, lanciando una survey online con lo scopo di svolgere un'indagine di tipo qualitativo su questo tema così delicato ma diffuso.

Dalla nostra survey condotta su un panel prevalentemente femminile (65%), equamente diviso per età (il 34% aveva fra i 40 e i 50 anni; il 32% era nella fascia 25-40enni), è emerso che il 90% di chi ha risposto sa che cos’è il revenge porn, e quasi tutti sono consapevoli che si tratta di un reato (88%). Però, se capitasse di esserne vittima, solo il 75% denuncerebbe.

I dati raccolti ci indicano chiaramente che la strada da intraprendere per cercare di arginare il fenomeno del Revenge Porn è l’attivazione di campagne di sensibilizzazione all’utilizzo corretto e consapevole del digitale. L’età sempre più bassa delle vittime impone di prestare particolare attenzione alla fascia di popolazione in età scolare, a partire dalla quale è necessario iniziare a fare prevenzione.

5) Progetti futuri per le donne? Come può un network dedicato alle donne evolvere nel futuro?

Stiamo continuando a organizzare momenti di incontro e formazione per le nostre cyber lady. Il passaparola di chi già fa parte della nostra community sta aiutandoci a far crescere Women For Security. Partecipiamo attivamente ad eventi ai quali siamo invitate per continuare nella nostra missione di divulgazione dei temi della sicurezza informatica e del corretto uso del digitale. Siamo anche aperte a collaborazioni e sinergie con altre associazioni o community che abbiano la nostra stessa finalità, che è quella di portare all’attenzione di altre donne l’esempio di chi ha già intrapreso un’esperienza lavorativa di successo, con soddisfazione.

6) Come immaginate, in generale, il futuro della Cyber Security?
Sicuramente lo immaginiamo più colorato di “rosa”. La sicurezza informatica è un settore che ha molto potenziale di sviluppo davanti a sé. Crediamo che le donne possano portare competenze, professionalità e anche quelle caratteristiche tipiche dell’universo femminile in grado di completare i team aziendali.

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