L’evoluzione delle forme di bullismo vede sempre più protagonista la rete, che apparentemente offre un luogo sicuro nel quale agire senza svelare la propria identità.
Il furto di identità è uno dei grandi problemi della rete, una minaccia che riguarda tutti. Lo scopo principale è quello di ottenere somme di denaro o effettuare acquisti a nome di un’altra persona. Tuttavia il problema dell’identità virtuale tocca molto da vicino anche il cyberbullismo, in particolare tre sono i comportamenti che hanno a che fare con l’identità digitale, e sono chiamati impersonation, trickery e masquerade. Qui lo scopo non è tanto ottenere guadagni illeciti quanto colpire la reputazione della vittima.
Il primo, chiamato impersonation, indica la creazione di una falsa identità. Fingendosi quindi un’altra persona, l’aggressore parla male della vittima, ne racconta fatti privati o mette in circolo in rete informazioni, foto e video riservate o intime, di solito ingenuamente condivise dalla vittima tra pochi “amici”.
Con il termine trickery invece si intende quel comportamento per cui un soggetto, attraverso una falsa identità, entra in relazione con la vittima, ottenendone la fiducia per poi rivelare fatti privati, confidenze, materiale di vario tipo che la vittima è stata portata a condividere (immagini, video).
Il masquerade infine indica una vera e propria sostituzione di persona con la vittima. Il cyberbullo vìola l’account del soggetto iniziando ad inviare messaggi e condividere contenuti volgari, offensivi o anche illegali con lo scopo di mettere in difficoltà la vittima.
Il cyberbullismo è un fenomeno da tempo studiato di portata molto vasta. Secondo gli studi almeno un adolescente su 5 avrebbe avuto a che fare con atti di cyberbullismo, come vittima oppure partecipando in qualche modo. La fascia di età più interessata va dai 10 ai 18 anni, ragazzi nati e cresciuti nel mondo digitale, competenti certo, nell’utilizzo di strumenti quali pc, smartphone o tablet. Ma in fatto di sicurezza? La facilità con la quale vengono condivise informazioni personali attraverso gli strumenti tecnologici lascia pensare che non via sia una vera consapevolezza di ciò che accade in rete, di come viaggiano le informazioni né del fatto che quando una informazione entra nella rete è già sfuggita al nostro controllo.