Nel 2021 il settore della robotica è cresciuto del 50% rispetto all'anno precedente, con oltre 11 mila robot consegnati in Italia, e del 28% rispetto al 2019. E anche le previsioni sono positive, con una buona propensione all'acquisto di robot da parte delle aziende nei prossimi mesi.

robotica promesse limitiLa diffusione maggiore dei robot industriali riguarda gli Articolati, seguita dagli Scara e dai Cartesiani. I primi si basano sul principio del braccio umano e sono impiegati nella saldatura, nella manipolazione di materiale e nelle operazioni di carico e scarico; gli Scara sono utilizzati per operazioni di assemblaggio semplice; i Cartesiani sono particolarmente precisi e ideali per operazioni ripetitive.

Questa presenza, sempre più massiccia di robot nelle aziende, se da un lato aiuta notevolmente le operazioni e sostiene i carichi di lavoro, dall'altro espone inevitabilmente a maggiori rischi legati alla sicurezza informatica, dato che si tratta di "oggetti connessi". Secondo Eurostat il 90% delle aziende implementerà nei prossimi 3 anni robot di seconda generazione, capaci cioè di un'autonomia decisionale basata sull'intelligenza artificiale. Sebbene la presenza umana non potrà essere sostituita, quantomeno in un periodo relativamente breve, sicuramente si assisterà a un cambiamento nei ruoli e nelle competenze richieste agli operatori, che si riveleranno sempre più specialistiche per saper interagire con i robot ed ottenerne il massimo delle prestazioni. 

Con i cobot nuovi scenari per la sicurezza nella robotica.

Un segmento di rilievo che si delinea è quello dei cobot, ossia i robot collaborativi, cioè macchine dotate di intelligenza artificiale, che apre a scenari che coinvolgono la sicurezza e richiedono adeguate misure di protezione. Non più solo robot che fanno ciò per cui sono programmati, ma uno spazio di interazione e autonomia sempre maggiore, dove il cobot non è solo veloce e preciso nello svolgimento dei suoi compiti ma è in grado di imparare dall'umano con il quale collabora, adeguandosi, ad esempio alla sua velocità. Da tempo l'Internet of Things gioca un ruolo importante nell'industria, con oltre 21 miliardi di oggetti connessi previsti entro i prossimi 3 anni. Un mercato che vale 1500 miliardi di dollari e un trend in crescita che non mostra nessuna intenzione di rallentare. Una moltitudine di oggetti connessi dunque, sempre più sofisticati e costosi, tecnologie avanzate che devono necessariamente essere tracciate per offrire un perimetro da controllare la cui sicurezza deve essere una priorità. E considerando che ogni fornitore avrà a sua volta oggetti connessi e robot che collaborano con gli operatori, identificare il perimetro richiederà mezzi e strumenti idonei ai nuovi scenari che vanno delineandosi.
 
Gli oggetti connessi utilizzano fondamentalmente due tecnologie, il wifi e il 5G, e nessuno di questi può vantare una sicurezza eccellente. I criminali informatici lo sanno bene, e sono pronti a sfruttare ogni minima vulnerabilità e occasione per portare a termine attacchi volti a incrementare i guadagni o solamente alimentare il proprio ego. Prendere il controllo dei robot per fargli svolgere alte mansioni oppure interrompere servizi essenziali con attacchi DDos sono solo alcuni tra i molti scenari che possono presentarsi, insieme a evoluti attacchi ransomware, che ad esempio, possono bloccare anche un'intera catena di produzione in attesa del pagamento di un riscatto. Se si pensa alle infrastrutture critiche, i risvolti di attacchi criminali all'IoT posso essere catastrofici: centrali elettriche, ospedali, trasporti. La corsa allo sviluppo di tecnologie capaci di assicurare la gestione di un così elevato numero di oggetti connessi non sempre significa anche attenzione alle problematiche relative alla sicurezza, anzi, è più verosimile che queste vengano prese in considerazione in tempi successivi, troppo spesso in seguito ad un attacco andato a buon fine.  

Come i robot sono un bersaglio facile per i cyber criminali.

Già nel 2018 alcuni hacker avevano dimostrato la facilità con la quale potevano prendere il controllo di un robot, in quella che fortunatamente voleva essere solamente un'azione dimostrativa per focalizzare l'attenzione su una problematica di grande rilievo. Più recente invece la notizia di un hacker che è riuscito a disattivare un cane robot di un'azienda cinese. La notizia risale agli inizi di agosto, e sembra che l'hacker in questione abbia individuato un kill switch, una sorta di interruttore di emergenza per spegnere appunto il robot. Il tutto condiviso poi in rete. Un altro esempio, sembra, di attacchi volti a mettere in luce vulnerabilità esistenti e stimolare la ricerca di soluzioni. Ma quando lo scopo sarà criminale?
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