I fondi Venture Capital hanno un ruolo fondamentale nel finanziamento e nello sviluppo di società in ambito tech, accompagnando le startup verso il compimento e il successo dell’idea iniziale. Recentemente anche nel panorama italiano la Cybersecurity si è ritagliata uno spazio considerevole, ma cosa spinge un fondo ad interessarsi a soluzioni di Cybersecurity e dei relativi meccanismi di investimento?

Oggi parliamo di questi argomenti con Francesco Zambelli, laureato in Economia, con precedenti esperienze nel campo, che segue il processo di dealflow e scouting di nuove opportunità oltre che della fase d’investimento e di monitoraggio del portafoglio per P101, Fondo di Venture Capital Italiano nato nel 2013 e che ha sede a Milano, con focus su società operanti nel settore digital e tech. Tra le più recenti e note operazioni si possono ricordare Musixmatch, Tannico, Musement e Keyless, società Cybersec attiva nell’autenticazione biometrica.

1) Come nasce e come opera P101 Ventures?

P101 nasce nel 2013 su iniziativa di Andrea Di Camillo, Founder e Managing Partner del fondo. La tesi d’investimento di P101 è semplice: si tratta di un fondo agnostico, il che significa che può investire in qualsiasi settore e canale (B2B/B2C) purché legato al mondo tech e digital, in secondo luogo ricerca startup e opportunità appartenenti allo stadio di sviluppo Series A, quindi realtà già un minimo consolidate, con clienti paganti, un prodotto funzionante e metriche interessanti, che ricerchino finanziamenti in equity nel range tra i 2m e i 10m. A livello di geografie P101 opera principalmente in Italia ma con un occhio al panorama paneuropeo e sud europeo.

2) Qual è il tuo ruolo in P101 Ventures?

Dal 2018 faccio parte dell’Investment Team del fondo, a livello di mansioni, l’operatività è molto trasversale e orizzontale. Si passa dallo scouting di nuove startup attraverso ricerche, partecipazione ad eventi, network etc. fino all’analisi delle società e dei deal vera e propria. Una volta che viene individuata la società target in cui investire, approfondiamo l’opportunità in tutte le sue sfaccettature: dall’analisi di mercato, benchmark coi competitors, studio del business plan, multipli di mercato e così via. Infine si passa all’investimento vero e proprio e successivamente al monitoraggio e al supporto della società nella sua crescita fino alla potenziale exit.

3) Come viene considerato l’ambito Cybersecurity da P101 Ventures? Vista la necessità che hanno molte start up o imprenditori di affinare la ricerca, su idee che risolvano un problema di Cybersecurity spesso è necessario incubare dei progetti di Ricerca e Sviluppo: come viene considerato un progetto di R&D da P101? Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere per ricevere la vostra attenzione?

P101 è da sempre attenta a tutti i grandi trend attuali e futuri, uno di questi è sicuramente la Cybersecurity. Già col fondo Programma 102 avevamo focalizzato la nostra attenzione su questo verticale, investendo in realtà come Keyless, Cyberguru e Unguess (che ha una divisione ad hoc su pentesting). Anche col nuovo fondo P103 (recentemente lanciato) stiamo valutando e tendendo sott’occhio diverse realtà appartenenti a questo settore, certamente è molto importante conoscere e creare rapporti sin da subito con startup e imprenditori e quindi già in una fase R&D, tuttavia poi viene valutata di caso in caso la fattibilità o meno dell’investimento. Sicuramente per noi è molto importante avere una prova tangibile della qualità del prodotto tecnologico e questo può avvenire solo grazie a proof of concept attivi e una futura pipeline di clienti.

4) Come viene valutato un progetto di Cybersecurity, A.I., e il mondo Tech da P101? Quali sono i requisiti?

Come abbiamo anticipato, essendo un Series A investor guardiamo a una serie di metriche e kpi che per noi sono condizione sine qua non per fare il deal, ad esempio MRR, ARR, churn, retention, ACV. Ancora più importanti sono il product market fit, quindi l’intrinsecità del prodotto creato dalla società e l’effettiva efficacia e valore aggiunto che possono avere per un cliente nell’aiutarlo a risolvere un problema che ha attualmente. Sicuramente fondamentale è anche il team che guiderà la società alla crescita e scalabilità.

5) Come avviene il processo di investimento e quali sono le fasi di investimento e sviluppo? I ventures capital sono orientati anche all’eventuale creazione di una IPO per renderla liquida o preferiscono altre strategie? Solitamente dal momento dell’investimento in quanto tempo si raggiunge una exit di vendita sul mercato?

L’investimento vero e proprio avviene successivamente a una fase definita come di Due Diligence. La società viene analizzata sotto diversi aspetti, quali business, tech, situazione finanziaria (attuale e prospettica), mercato, giuslavoristico, ESG e legale. Una volta che ci si accerta della bontà dell’iniziativa si inizia il processo vero e proprio. Questa fase è importante perché si interagisce molto con la società e si iniziano a creare i primi legami fondamentali per iniziare un percorso insieme che porterà successivamente ad una potenziale exit. A tal proposito esistono diverse vie per un VC per realizzare l’exit, una di queste è sicuramente l’IPO, ad oggi certamente è più efficacie e comune fare exit attraverso un classico processo di M&A, dove il buyer può essere una Corporate, interessata ad integrare un particolare prodotto o tech, o un fondo di Private Equity ad esempio. Mediamente una exit può avvenire dopo 5/6 anni dall’investimento inziale.

6) Che differenze ci sono tra un Ventures Capital italiano ed uno americano?

I processi di per sé sono i medesimi, la vera differenza, a mio modo di vedere, la fanno principalmente gli ecosistemi in cui operano. L’Italia purtroppo sconta un’arretratezza notevole in tema di VC e capitali rispetto agli States, dovuta al fatto che si è iniziato solo recentemente a dare reale importanza nell’investire in startup.
Ad oggi l’Italia piano piano sta dimostrando di essere sulla giusta strada, ne è testimonianza il fatto che diversi VC stanno nascendo, gli investimenti stanno crescendo e molti dei VC già esistenti sono arrivati a raccogliere +2/3 fondi ulteriori, come nel caso di P101.

7) Come evolverà secondo te il futuro dell’investimento in progetti della Cybersecurity, sarà un campo che genererà business?

Il settore sarà uno dei pilastri nonché futuro protagonista del VC non solo in Italia ma a livello mondiale anche grazie al fatto che la maggior parte delle aziende, post covid, ha attuato una transizione al digitale causando parallelamente un aumento esponenziale di attacchi informatici, sempre più aggressivi e sempre più evoluti.
La sicurezza informatica si sta però muovendo di pari passo agli attacchi e sta diventando anch’essa un ambito sempre più in espansione, basta guardare a investimenti di aziende e governi che ricercano le migliori tecnologie e soluzioni Cybertech sia in ambito militare sia in ambito di protezione dati, asset ormai fondamentali per queste ultime.
Anche il VC in tal senso è alla continua ricerca di soluzioni tech che possano rispondere e gestire qualsiasi tipo di nuova minaccia in modo efficace e resiliente.

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